Che cos'è il contributo IVS

Il contributo IVS 2018, che deve essere pagato dai coltivatori diretti, dagli iscritti alla gestione separata Inps, dai commercianti, dagli artigiani, dai lavoratori autonomi e dai dipendenti privati rappresenta la contribuzione obbligatoria che deve essere versata alle gestioni speciali o all’Inps: si tratta, in sostanza, di una quota che viene trattenuta in busta paga, nel caso dei dipendenti, o che il lavoratore è tenuto a versare per l’assicurazione contro Invalidità, Vecchiaia, Superstiti.

Queste prestazioni, in altri termini, vengono erogate dall’Inps nel caso in cui il lavoratore muoia o risulti inabile.

Come funziona il contributo IVS

L’entità del contributo IVS non è uguale per tutti, dal momento che cambia in percentuale in funzione della categoria di cui il lavoratore fa parte. L’istituto, per provvedere al calcolo del contributo che deve essere versato ogni anno, individua le aliquote contributive, il reddito di fascia e il reddito minimo e quello massimo in vigore per il periodo di imposta preso in considerazione.

Sulla base di questi parametri, dunque, viene stabilito il contributo che si deve alla gestione IVS.

La somma deve essere pagata dagli apprendisti (in questo caso l’aliquota è del 5.84%), ma anche dagli artisti dello spettacolo, dai coltivatori diretti, dai coloni, dai mezzadri e dai giornalisti che sono iscritti all’INPGI, oltre che dalle categorie già menzionate in precedenza.

I dipendenti pubblici sono esclusi dal contributo.

Contributo IVS in busta paga per i dipendenti privati

Tutti i dipendenti privati sono tenuti al pagamento del contributo IVS a fini pensionistici, a prescindere dal fatto che il loro contratto sia a tempo determinato o a tempo indeterminato.

Il contributo è stato aumentato dello 0.30% a partire dal 2007: allo stato attuale la misura massima della contribuzione pensionistica che deve essere versata nel complesso dal dipendente e dal datore di lavoro è pari al 33%.

Nella maggior parte dei casi il 9.19% del contributo fisso pensionistico è a carico del lavoratore; nei settori in cui è previsto il contributo CIGS si registra un aumento dello 0.30%, sempre a carico del dipendente, e si arriva al 9.49%. Il dipendente, in busta paga, può leggere la voce relativa al contributo IVS, insieme con le voci che riguardano la mobilità, la malattia, la maternità, la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria e la Cassa Unica Assegni Familiari.

Come si calcola il contributo IVS

Per il calcolo dei contributi IVS a carico del datore di lavoro e del lavoratore si tiene conto del minimale giornaliero che ogni anno viene determinato dall’Inps: lo scorso anno, per esempio, era pari a 47 euro e 68 centesimi.

Per i lavoratori dipendenti non agricoli iscritti prima del 31 dicembre del 1995 e autorizzati alla prosecuzione volontaria l’aliquota IVS è del 27.87%, mentre per quelli che si sono iscritti dal 1° gennaio del 1996 si applica un aumento pari allo 0.50%, che porta l’aliquota al 32.87%.

Il massimale annuale della base contributiva e pensionabile arrotondato per i lavoratori che scelgono la pensione con il sistema contributivo rivalutato e per quelli che si sono iscritti a forme pensionistiche obbligatorie dopo il 1° gennaio del 1966 è di 100.324 euro.

Da ricordare, inoltre, il contributo aggiuntivo IVS 1%, che deve essere versato dai dipendenti la cui aliquota IVS a carico non supera il 10%.

In questi casi, infatti, si procede a una maggiorazione che corrisponde a un punto percentuale e che deve essere versata dalla retribuzione che eccede la prima fascia di 3.844 euro al mese.

Il contributo per invalidità, vecchiaia e superstiti per i mezzadri, per i coloni, per gli imprenditori agricoli professionali e per i coltivatori diretti varia in funzione dell’età del contribuente, della fascia di reddito dell’azienda e della sua ubicazione geografica (la localizzazione in una zona svantaggiata o montana, infatti, comporta un abbassamento del contributo).