Chi si dedica a coltivare piante in contesto casalingo si interroga necessariamente sui migliori substrati da utilizzare.

Ce ne sono diversi disponibili in commercio e tra i più popolari rientra senza dubbio la fibra di cocco. Acquistabile presso il proprio negozio di fiducia – o facendo riferimento a e-commerce di settore come Idroponica.it – si contraddistingue per diversi vantaggi, dei quali parleremo meglio nelle prossime righe dell’articolo.

Perché scegliere la fibra di cocco per coltivare

Sono tantissimi i grower che, quando arriva il momento di trovare il substrato giusto, scelgono la fibra di cocco. Come mai?

Prima di tutto perché si tratta di una tipologia di substrato molto semplice da gestire. Non a caso, è molto amata da chi ha iniziato da poco a coltivare in contesto domestico.

Leggera, è contraddistinta da un livello eccellente di aerazione. Da non dimenticare è anche il suo essere ottimamente ossigenata. Grazie ai livelli di pH stabili, è in grado di trattenere l’umidità. Un altro aspetto di grande rilevanza riguarda la possibilità di utilizzarla più volte, con tutti i pro del caso per quanto riguarda la sostenibilità.

Chi non ha molta confidenza con l’utilizzo di questo substrato può pensare, erroneamente, che il riutilizzo ne comprometta la qualità.

Non è affatto vero!

Anzi, si può dire che valga il contrario.

Nel corso degli anni, numerosi coltivatori hanno scoperto che, riciclando la fibra di cocco, è possibile apprezzare un aumento della quantità di microrganismi benefici, in primis delle micorrize, note per la loro capacità di dare un boost al ritmo di crescita della pianta.

Nel momento in cui si decide di riutilizzare la fibra di cocco impiegata come substrato, è ovviamente essenziale fare attenzione a prepararla al meglio. Un aspetto importantissimo prevede il fatto di eliminare i residui di cellulosa morta lasciati dalle piante precedentemente coltivate.

Per gestire al meglio questa operazione, è necessario prendere la fibra e risciacquarla, il tutto dopo averla posizionata su un setaccio le cui maglie non dovrebbero superare i 7 mm.

Varietà di fibra di cocco

Il mondo della fibra di cocco come substrato è estremamente vario.

Esistono, infatti, diverse tipologie tra cui scegliere. Ecco quali sono:

  • Cocco pressato: in questo caso, si ha a che fare con una tipologia di substrato per la coltivazione di piante realizzato a partire dal mesocarpo della noce di cocco, ossia la parte esterna, macerato in acqua. A seguito di questo processo, si procede, come dice il nome stesso del substrato, a sottoporre il materiale a una forza pressoria.
  • Lastre di cocco: questo substrato deriva sempre dalla macerazione del mesocarpo, ma ha qualcosa in più. Cosa di preciso? L’aggiunta di una piccola porzione di midollo del frutto. Lo scopo della sua presenza è quello di aumentare l’umidità del substrato stesso e di renderlo, per quanto possibile, più facile da lavorare. Se possibile, è il caso di fare ricorso a questa tipologia di substrato se si hanno a disposizione dei vasi in grado di garantire il mantenimento di un rapporto ideale fra aria e acqua. Essenziale è avere cautela con la quantità di fertilizzanti, che potrà essere aumentata nel momento in cui le piante avranno radicato perfettamente nelle lastre.
  • Fibre sfuse: commercializzate in sacchi, vengono lavate e trattate con il vapore. Nella maggior parte dei casi, le si può acquistare in sacchi da 20 o da 50 litri. Questi ultimi contengono la quantità giusta di substrato per un’intera settimana di ciclo di coltivazione. Per ottimizzare l’ossigenazione del terreno, la fibra di cocco sfusa può essere mescolata con argilla espansa. Anche la perlite va benissimo. Il suo impiego ha il suo perché dalla fase di germinazione fino a quella della fioritura.
  • In generale, si tende a consigliarne l’impiego nei casi in cui si ha a che fare con piante dalla crescita rapida.